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Titolo: Mia nonna d’Armenia

Autrice: Anny Romand

Casa Editrice: La lepre edizioni

Genere: Biografico, storico

Pagine: 96


 

E’ un testo che si leggerebbe velocemente, consiglio però un percorso più lento in modo da soffermarsi sui luoghi citati che danno idea del drammatico cammino percorso dagli armeni privati di ogni loro bene materiale e morale; obbligati ad una marcia della morte che serve a lasciare sul tragitto i loro corpi stremati.

Inutile dire che le vicende narrate ci portano a tante narrazioni delle deportazioni nei campi di concentramento circa venti anni più tardi. Si tratta del genocidio degli Armeni che viene ricordato ogni 24 aprile. Ad oggi non tutti i paesi lo hanno riconosciuto; l’Italia ad esempio lo ha fatto ufficialmente solo il 10 aprile 2019.

L’Armenia è un paese ricco di tradizioni, di spiritualità e di bellezze naturali, lontano dai percorsi turistici, che ben si presta ad essere maggiormente approfondito e visitato.

La nonna di Anny Romand nasce a Samsun nel 1883 in una famiglia della borghesia armena. Segue il padre i Palestina; studia presso la Scuola delle Sorelle di Nazareth dove ha l’opportunità di studiare il francese. Dopo la precoce morte del padre viene chiesta in moglie da un giovane commerciante di tabacco di Trebisonda e a causa di qualche difficoltà economica la madre la concede al giovane che sembra veramente innamorato di lei. Dalla città di Trebisonda sul Mar Nero la giovane e felice famiglia di Serpouhi viene divisa e spogliata di tutto; il marito e padre dei due piccoli figli viene portato via e di lui non si sa più niente


 

Anny Romand è la nipote della protagonista, nel 2014 ritrova per caso un diario di Serpouhi tra le cose vecchie. Quando lo apre ripercorre con la memoria tutte le storie che la nonna le aveva trasmesso giorno dopo giorno, non solo attraverso il racconto di vicende tristi legate al genocidio degli Armeni, ma anche attraverso semplici comportamenti e situazioni alle quali la nonna reagiva in modo diverso dal comune. Tutto questo rappresenta per Anny un patrimonio di narrazione orale, un prezioso diario che documenta un momento storico, un legame con una nonna che l’ha cresciuta, una ricchezza interiore che altrimenti non avrebbe conosciuto. La nonna è stata testimone diretta, lei stessa deportata dalla sua terra. Scritto nel 1915 in armeno e francese, testimonia il viaggio di donne e bambini attraverso l’interno della Turchia, un insensato tragitto nel deserto alla ricerca della morte. Anny era piccola e rimaneva a bocca aperta quando la nonna raccontava. La vita della nonna la possiamo dividere in tre parti:

- La vita in Armenia, dove è nata nel 1883 a Samsun in una famiglia borghese, vive qualche tempo in Palestina dove frequenta la Scuola delle Sorelle di Nazareth e dove impara il francese. Ancora molto giovane sposa un giovane e ricco commerciante, formando una bella famiglia felice nella città di Trebisonda; hanno due bambini – Aide e Jirair- quando nell’aprile 1915 inizia il genocidio.

- il tragitto a piedi e in carovana è molto lungo verso Erzincan, Kemah, Agin, Giresun, Yenikoy, Karahisar finché riesce a raggiungere Costantinopoli e recarsi in Francia da un fratello.

- la vita in Francia, con tante ombre che risalgono al periodo precedente ma con qualche momento di felicità: una nuova famiglia, una figlia e una nipote- Anny- che diventa sua confidente e testimone.

La bellezza ed il valore del libro la troviamo negli estratti di quel drammatico quaderno, in parallelo con le conversazioni che l'autrice aveva con la nonna che l'ha cresciuta. Confrontando il ricordo di quelle parole con le terribili descrizioni del quaderno, Anny Romand rivive l'infinito dolore della gente armena, filtrato attraverso gli occhi di lei da piccola che ci riporta le storie e le paure della nonna con un linguaggio di una bambina di otto anni: l'innocenza di fronte all'orrore.

«Quando avevo otto anni, mia nonna mi raccontava la sua storia, la storia tragica del massacro degli armeni, avvenuto cinquant'anni prima. Ero la sola ad ascoltarla, affascinata e sconvolta. Mia madre era molto contrariata quando ci trovava in lacrime, l'una nelle braccia dell'altra. La farai impazzire, questa bambina, ripeteva. Ma dal racconto di mia nonna emergeva una giovane donna colta, bella, raffinata e libera.»

La mia passione per le lingue mi ha portata a cercare qualche informazione in più sulla lingua armena: è un ramo a sé stante dell’indoeuropeo, una lingua stretta tra la lingua turca, slava e farsi. Assume grande importanza anche dal punto di vista storico-linguistico; viene particolarmente apprezzata da filologi e biblisti dato che alcuni manoscritti greci, persiani, ebraici, siriaci e anche latini ci sono rimasti soltanto nella traduzione armena.

La Lepre Edizioni, armenia, annie romand , mia nonna d'Armenia

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