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Fёdor Dostoevskij

Memorie del sottosuolo  1864

Записки из подполья

Zapiski iz podpol´ja

Le “Memorie del sottosuolo”, nuova edizione Oscar Mondadori del 2017, a cura di Igor Sibaldi, con una postfazione di Vladimir Nabokov.

Non sono una lettrice molto veloce ma le memorie mi sono passate pagina dopo pagina nel giro di pochi giorni.

L’argomento trattato non è semplice ma evidentemente sono riuscita a trovare subito la via giusta senza perdermi nei meandri della narrazione che ci introduce alla filosofia e  alla psicologia attraverso il flusso di coscienza del protagonista.

Il testo è diviso in due parti:

1-Il sottosuolo

2-A proposito della neve bagnata

Il Sottosuolo riprende le parole del titolo e ci introduce nell’argomento in modo diretto spiegando cosa è il Sottosuolo e chi è l’uomo del sottosuolo.

Quello che comprendiamo essere il protagonista ci presenta sé stesso come persona malata, cattiva, superstiziosa, disonesta, sospettosa e molto suscettibile.

Tutto lo offende e lo rende furioso, rabbioso, offensivo verso persone che involontariamente magari lo hanno solo sfiorato, ma lui trae quasi piacere dal sentirsi “presumibilmente” offeso da qualcuno, sia un collega, un conoscente o una persona che per caso lo sfiora passando sullo stesso marciapiede.

L’uomo del sottosuolo è il protagonista nella sua dimensione interiore, nascosta al mondo e nota soltanto a lui che conosce tutte le sue manie, ansie, le sue patologie psichiatriche in quanto l’io narrante è una persona profondamente disturbata.

I richiami agli studi di psicologia che si affermano in quegli anni in Europa sono a mio avviso alquanto evidenti.

Precursore di Freud, Nietzsche, Kafka, nel modo in cui descrive il protagonista all’interno della società.

L’uomo degradato qui non è l’insetto di Kafka ma è un topo. Il roditore, che vive negli anfratti di case e rimesse, viene solitamente considerato veicolo di malattie. Proprio queste caratteristiche sottolineano l’asocialità del protagonista che disprezza e viene a sua volta disprezzato dai suoi simili.

La civiltà, la moralità, il palazzo di cristallo che le rappresenta entrambe, sono lì per essere prima disprezzate e poi ignorate.

A proposito della neve bagnata potrebbe essere considerata la parte narrativa dell’opera dove si raccontano fatti accaduti al protagonista.

Si parla della sua misera abitazione, i problemi cronici con il denaro.

Gran parte della narrazione è legata ad una cena e dopo cena con alcuni membri influenti della società; vecchi amici e conoscenti che a differenza di lui hanno fatto carriera. Durante la serata si succedono situazioni sempre più imbarazzanti per il protagonista. Da una parte vorrebbe essere accettato nel gruppo- che non aveva pensato minimamente di invitarlo a quella cena- dall’altra si mette in evidenza per un comportamento inaccettabile.

La minima  possibilità di accattivarsi l’amicizia dei commensali è andata perduta.

Il suo comportamento mi ha dato proprio la sensazione della neve bagnata che si attacca in modo sgradevole alle calzature e ai pantaloni rendendoli fradici, sporchi, al contrario della neve fresca che  bella  pulita  imbianca i vestiti che una volta sbattuti rimangono belli puliti per il giorno successivo.

Come la neve bagnata sui vestiti, così il protagonista si aggrega al gruppo degli amici senza essere stato  invitato; col risultato di  rovinare  la serata con battute e comportamenti che creeranno imbarazzo e lasceranno di lui soltanto un pessimo ricordo . 

Il protagonista che si presenta nella prima parte come un quarantenne ed in questa narra vicende di quando aveva ventiquattro anni, si mette sempre in evidenza per le sue azioni abiette.

Gravato da debiti contratti per gioco, donne e spese inadeguate alla sua situazione economica, sente la sua inadeguatezza rispetto alle persone che lo circondano e la sua reazione  non è altro che disprezzo, umiliazione del prossimo, offesa.

E’ proprio quello che accade dopo la cena alla quale aveva esagerato con gli alcolici rendendosi di conseguenza ridicolo e imbarazzante. Trattando tutti male si dirige in una casa chiusa dove incontra una ragazza che lusinga con la possibilità di riscattarla da quel mondo, ma quando Lisa  va a casa sua pensando  di dare ed ottenere da lui il rispetto sperato, l’uomo del sottosuolo riesce  benissimo ad offenderla trattandola peggio del suo peggiore cliente perché in lei vede una persona in difficoltà, svantaggiata , a lui inferiore e tanto basta per far scattare il suo disprezzo verso la poveretta che forse sarebbe stata l’unica a capirlo e a portarlo fuori dal sottosuolo.

Le Memorie escono in un momento difficile per Dostoevskij ed il fatto che anche lui avesse debiti da saldare mi fa pensare che forse in qualche modo potesse aver creato un personaggio nel quale riversava alcuni dei suoi timori, patologie, dobbiamo infatti pensare che egli aveva vissuto la pena di morte sulla sua pelle come anche i lavori forzati, certo la vita non era stata facile e nell’ultimo periodo era stata anche devastata da lutti familiari. 

Postfazione  di Nabokov

Come già accennato nell’introduzione, il testo contiene una postfazione di Vladimir Nabokov, scrittore, saggista, poeta e critico letterario del ‘900.

Il testo  è tratto da “Lezioni di letteratura russa” edito da Garzanti nel 1987.

Nabokov inizia con l’analisi del titolo: “ Memorie da una tana di topi, anche definito l’anamnesi di una mania di persecuzione” (cit. pg. 175).

Per l’autore il protagonista è un uomo-topo, che vive negli anfratti, nascosto e disprezzato dalla società. Il tema della degradazione umana è caro a Dostoevskij.

Nella prima parte, definita da Nabokov un soliloquio, il critico è interessato principalmente al ragionamento del narratore che mette a nudo l’anima perseguitata di colui che si sente continuamente rifiutato dalla società.

L’uomo-topo non agisce ma elenca i motivi di risentimento verso il genere umano e la consapevolezza della sua inettitudine.

Egli sceglie di perseverare  in un atteggiamento immorale che gli causa dolore, ma nonostante tutto continua a scegliere quella direzione, qualsiasi sia il risultato.

La seconda parte si intitola La neve bagnata.

La neve, simbolo di purezza, quando è bagnata si sporca, diventa torbida, dice Nabokov.

In questa parte del testo l’uomo-topo ci racconta una giornata particolare: si auto invita ad una cena di ex compagni di classe che avrebbero fatto volentieri a meno della sua presenza.

Il protagonista recita una scena dostoevskiana in cui episodi tragici, legati alla sua inadeguatezza si alternano a momenti tragicomici dovuti alla sua ebbrezza.

Nella parte finale l’uomo-topo incontra “la ragazza perduta dal cuore elevato”: Lisa. Il protagonista trova in lei un capro espiatorio.

Egli prova addirittura piacere a ferirla e spaventarla, prendendosi una rivalsa su tutto quello che lui nella vita aveva subito.

Nabokov, dando un ultimo giudizio sul testo, dice chiaramente che questo non si tratta certo del suo libro preferito tra quelli di Dostoevskij: il finale è amaro ma quello che più ha apprezzato è il valore positivo dato dall’aspirazione del protagonista alla scelta autonoma, qualsiasi sia il risultato.

L’uomo-topo considera che “l’umiliazione e gli insulti purificheranno ed eleveranno Lisa attraverso l’odio e che forse le esaltate sofferenze sono meglio della volgare felicità”(cit. pg.190).

 

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