Isabel Allende La casa degli spiriti 1982, ed Feltrinelli 1983
Isabel Allende, nata nel 1942 è una scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense dal 2003.
Lo zio fu il presidente Salvador Allende, che dette a lei e ai suoi fratelli la possibilità di studiare e vivere senza problemi economici, dopo il divorzio del padre.
Non è stata solo scrittrice ma anche attivista: nel 2000 ha partecipato alla campagna di sensibilizzazione mondiale "Respect" promossa dalle Nazioni Unite per i rifugiati, celebrando in 50 anni 50 milioni di rifugiati che sono riusciti a ricostruirsi una vita nella nuova terra d'adozione.
Allende ha anche scritto una trilogia per ragazzi dedicata ai nipoti, così come si è cimentata con il suo primo romanzo giallo, intitolato Il gioco di Ripper del 2013.
I suoi libri iniziano immaginando un luogo e un tempo, solo successivamente popolato da personaggi che recitano una storia, talvolta però scaturiscono da riflessioni personali o dalla lettura di lettere. Alcuni critici hanno pertanto definito la sua scrittura autobiografica, anche se Allende afferma che si tratta semmai di una memoria, di ricordi che sono finzione ma si avvicinano alla realtà. La sua scrittura fa parte di un nuovo filone letterario sudamericano, che ritorna al realismo, alla storia e cultura locale, molto più semplice da leggere delle opere appartenenti al realismo magico, come ad esempio le opere di Marquez.
Allende parla della vita sua, e delle altre donne, utilizzando descrizioni realistiche unite a mito e credenze popolari.
La casa degli spiriti è quasi un romanzo corale, una saga familiare che abbraccia un periodo di circa settant’anni dove alle vicende private si alternano tematiche storiche.
Inizialmente sembra che ci sia un narratore onniscente, poi le vicende sembrano narrate da Esteban Trueba o da Clara, che scriveva sempre, ma alla fine si capisce che sono Alba, la nipote, e il nonno a rimettere insieme il bello e il brutto del passato.
La lettura risulta molto scorrevole, nonostante la lunghezza del libro. La storia è molto interessante e l’autrice riesce a mantenere sempre viva l’attenzione.
Ho notato un piacevole gioco di anticipazioni e richiami tra passato e presente, inizio e fine del libro, che durante la lettura lega la storia e le sorti dei personaggi.
I personaggi che conosciamo non sono tantissimi anche perché la storia si attiene ad una narrazione che segue la vita di tre generazioni di una sola famiglia, che vive “nella casa all’angolo” presentata nelle prime pagine.
Le atmosfere inizialmente velate e magiche, lentamente diventano sempre più realistiche fino a descrivere momenti storici della vita politica del Cile.
Esteban Trueba è la linea del tempo nella narrazione familiare, personaggio che in alcuni episodi mi ha ricordato il Rochester di Jane Eyre.
I temi affrontati sono molto forti, specialmente per l’attenzione alla situazione della donna, vittima di mariti o padri, che deve affrontare “perdite profonde” e “situazioni complesse”.
Il testo potrebbe anche essere considerato il romanzo di formazione del self-made man Esteban, che a scapito dei suoi mezzadri e servitori riesce ad accumulare notevoli ricchezze e ad ampliare la proprietà,“Le tre Marie”, dimostrando notevoli capacità imprenditoriali.
Attenzione viene data anche alla storia e alla politica del paese, come già detto ai temi sociali, il tutto narrato con un occhio alla tradizione popolare, al realismo magico.
Se dal punto di vista secolare il protagonista è Esteban, non c’è bisogno di sottolineare il fatto che le donne sono il filo conduttore spirituale della narrazione e hanno una forza d’animo insuperabile, nonostante tutto quello che nelle generazioni dovranno subire. Dall’ava Nives a Clara, Bianca e Alba, le donne della famiglia hanno tutte un legame molto profondo tra loro e questo lo si capisce anche dai loro nomi, che hanno a che fare con il bianco e la purezza.
Una autrice completa, un libro che non pensavo mi piacesse così tanto, una scrittrice che continuerò ad approfondire.