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Franz Kafka

Cinque storie di animali 

curato da Camilla Miglio, con introduzione di Irene Kajon

Editore: Donzelli   Anno: 2000  pagine: 144

Ed. originale: Francoforte 1924

 


Cinque storie di animali, scritto da Franz Kafka, rappresenta il suo stile allegorico, filosofico e profondamente inquieto. Tutte hanno per protagonisti animali, scimmie, cani, sciacalli e topi; ma come spesso accade in Kafka, servono a farci riflettere sulla condizione umana.

Tra i temi trattati troviamo ansia, paranoia, sicurezza illusoria, isolamento, identità, alterità, incomprensione culturale, arte, collettività, memoria.

Ho letto questo testo concentrandomi su “Josefina la cantante ovvero Il popolo dei topi” (Josefine, die Sängerin oder Das Volk der Mäuse)1924, uno degli ultimitesti scritti da Kafka.
Nel racconto una topolina, Josefina, affascina la comunità con il suo canto apparentemente unico. Ma il narratore mette in dubbio il suo talento: canta davvero? O è il suo gesto che commuove? Tutti gli spettatori sembrano attendere qualcosa di meraviglioso che sta per accadere, ma non si riesce a capire chiaramente se Josefina parli, fischi o canti.

Il narratore appartiene a una comunità di topi laboriosi e anonimi. Josefina è l’unica che si distingue: sostiene di saper cantare, anche se il suo canto sembra indistinguibile da un semplice fischio. Eppure, la comunità le riconosce uno spazio speciale, sospende il lavoro per ascoltarla, anche se resta ambigua la natura del suo “talento”.

Josefina rappresenta l’artista: unica, fragile, egocentrica. Ma Kafka si chiede: è il talento a renderla speciale o è la risposta collettiva che le dà valore? Il popolo dei topi non comprende del tutto Josefina, ma in un certo senso la accetta – non per la qualità del suo canto, ma per ciò che rappresenta: una pausa, un momento di comunione.

Il racconto contrappone l’individualismo di Josefina alla vita umile e compatta del popolo dei topi. Lei cerca riconoscimento e protezione; la comunità, invece, è impersonale, resiliente, capace di andare avanti anche senza di lei, ma il contesto ne fa un evento eccezionale, dove un popolo abituato alla fatica; forse il proletariato, ascolta il suo comizio. Qui si riflette sul confine tra popolo e potere, tra arte e non-arte, tra genio e illusione.

"Josefina la cantante" è un racconto sulla fama effimera, sul bisogno umano di essere ascoltati, e sull’ambigua natura dell’arte. Con il suo tono distaccato ma profondo, Kafka sembra suggerire che la vera forza è nella collettività, ma che anche le illusioni hanno valore, se danno senso alla vita.

 

L’edizione Donzelli di Cinque storie di animali, curata da Camilla Miglio con introduzione di Irene Kajon, propone una lettura che mette in evidenza i richiami simbolici all’ebraismo e il valore allegorico di questi racconti.

Irene Kajon: ebraismo e condizione umana

Kajon, filosofa e studiosa del pensiero ebraico, evidenzia come gli animali di Kafka siano figure esiliate, marginali, osservatrici, molto simili alla condizione storica degli ebrei europei. Le loro domande senza risposta, il loro isolamento, il loro bisogno di interpretare la realtà rimandano all’esperienza di un popolo senza patria, in cerca di senso in un mondo ostile o indifferente. Punti chiave dell’interpretazione ebraica sono l’assenza di rivelazione: gli animali cercano risposte, interpretazioni, un’appartenenza che non si percepisce.

Camilla Miglio: allegoria e stile kafkiano

Miglio, germanista e traduttrice, insiste invece sull'aspetto linguistico e simbolico: Kafka usa animali parlanti per sospendere la realtà e lasciare il lettore in una zona intermedia, dove tutto è possibile ma niente è certo. L’ebraismo qui si intreccia non con l’esplicito, ma con l’allusivo: assenza di Dio, silenzio della legge, l’infinita interpretazione del testo (simile alla lettura della Torah).

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