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D.H. Thoreau Mirtilli ovvero l’importanza delle piccole cose Edizioni Lindau 2018,  85 pgg.

 

Lasciate alla Natura l’incarico di imbottigliare e così pure di preparare le conserve. Perché la Natura fa ogni giorno del suo meglio per farci stare bene. pg.85

Secondo Thoreau la nostra salute dipende molto dal nostro essere in armonia con la natura, d’altra parte la malattia è il non trovarsi in armonia con essa.

 

Mirtilli è un saggio molto breve, solo ottantacinque pagine in cui si parla esclusivamente delle bacche americane, in particolare del mirtillo huckleberry; nome che subito ci fa venire in mente un libro di Mark Twain.

I personaggi principali sono i frutti così abbondanti nel Nuovo Mondo, tanto da diventarne un tratto distintivo almeno in quella parte dell’anno in cui la Natura ne dona quantità copiose in modo estremamente generoso.

Il breve saggio di Thoreau tratta diversi argomenti ma tutti hanno come focus sempre e solo i mirtilli. Si parla di nutrizione e salute, di socialità, di ambiente e sopravvivenza, di ricette, di riscaldamento, fino a toccare gli elementi culturali del territorio in questione.

I mirtilli hanno un periodo di maturazione che dura meno di due mesi e la terra del nord America produce quantità estremamente copiose di questi frutti. Per la nostra salute, che si adegua alla loro maturazione, i mirtilli dovrebbero essere il nutrimento di base tra luglio ed agosto, senza cercare altra frutta che nasce in terre lontane, dobbiamo usare quello che produce il nostro territorio, il cibo che oggi amiamo definire a chilometro zero. Tante sono le ricette che fanno uso di mirtilli; dolci o meno, come le focacce, un pane che i coloni hanno imparato dagli indoamericani. Questi ultimi, abitanti autoctoni di quel mondo, avevano abitudini alimentari e di vita che salvaguardavano l’ambiente in cui vivevano senza arrivare mai a sfruttare le risorse al loro limite ma prendendo solo quanto l’ambiente concedeva loro. Come gli indoamericani, anche l’autore trova una funzione utile per ogni parte del mirtillo; con la raccolta, possiamo tenere da parte anche i rametti della pianta che nel camino scaldano la casa ai primi freddi.

Thoreau vede anche una funzione sociale nel mirtillo, i ragazzi e le famiglie escono e insieme vanno nei boschi per la raccolta, elemento di socialità e condivisione per lui molto importante.

 

Il linguaggio è abbastanza semplice, con un lessico che può essere compreso da tutti; ovviamente l’autore inserisce termini botanici non comuni e nomi latini per definire alcune specie particolari. Le descrizioni sono frequenti e servono a farci comprendere ancora meglio le sue tesi. L’autore è non solo uno scrittore ma un botanico, un amante della vita in mezzo alla Natura, anche quella più selvaggia. Appartiene alla corrente filosofica del Trascendentalismo: con questa teoria si presuppone che dopo la nostra fine terrena potremmo tornare sulla terra quali alberi, piante o animali. Thoreau ci fa conoscere i luoghi in cui vive e ai quali è affezionato, tanto da volerli conoscere il più a fondo possibile, per capirne le varietà e le bellezze da proteggere. Nel New England a fine Ottocento egli ama a tal punto la Natura da percepirne una fragilità di cui i nostri politici nel Duemila ancora non hanno capito a fondo dal momento che non riescono a mettere a punto sistemi pratici per salvare il nostro ambiente. Anche lui come Mario Rigoni Stern ci avvisa della assoluta necessità di tutelare quello che ci sta intorno, ambiente, animali e uomini.

La scoperta di autori come Rigoni Stern e Thoreau fa riflettere sulla miopia del genere umano; ovviamente condivido il loro amore per la terra, i boschi, le tradizioni e mi allarma questo procrastinare soluzioni sine die, lasciandomi un sentimento di ansia e incertezza per il futuro.

Per questo lo consiglio a tutti prima di tutto per capire che la Natura va tutelata e poi perché dopo il periodo “particolare” che stiamo ancora attraversando, abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi seguendo il ritmo della natura tornando a prenderci cura di noi stessi sentendoci in armonia con qualcosa di salvifico.

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