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Le donne di Fanis

La Ladinia salvata da Anita Pichler

Anita Pichler, Alphabeta Verlag 2020

Fanis è un luogo reale che indica il Parco Naturale di Fanes Sennes Braies; al tempo stesso tuttavia è un luogo leggendario e popolato dai pacifici e operosi Fanes. Per precisare maggiormente, questo regno comprenderebbe tutta la zona di cultura ladina delle Dolomiti altoatesine, dalla quale la Pichler ha raccolto le leggende che si tramandano oralmente. Unico supporto scritto è l’opera di Karl Felix Wolff , giornalista e antropologo autodidatta, che dal 1908 raccolse e pubblicò racconti e leggende delle valli ladine dell’Impero Austroungarico. Non essendo un accademico fu criticato per il suo approccio poco ortodosso, tuttavia fu merito suo se prima della Grande Guerra si poterono salvare le saghe ladine che altrimenti sarebbero andate perse per sempre. Il testo di Anita Pichler è diviso in due parti: le leggende raccolte dalla scrittrice e l’appendice critica dell’accademica Ulrike Kindl che approfondisce e collega le figure affrontate nei testi. La Kindl è una studiosa di tradizioni popolari con particolare interesse per le leggende dell’area alpina nei loro rapporti con le più famose favole d’autore; nei suoi studi si è occupata anche di Karl Wolff, qui regolarmente citato.

La Pichler, di madrelingua tedesca, ha vissuto il bilinguismo italo-tedesco dell’Alto Adige, ha studiato germanistica alla Ca’Foscari ed ha vissuto tra Austria Alto Adige e Germania. E’ stata traduttrice e scrittrice; purtroppo nel ‘95 le venne diagnosticato un tumore e nel ‘97 se ne è andata.

Le donne sono le protagoniste indiscusse di queste leggende: sono madri, mogli, fate che governano la natura con una pietra blu, la rajeta. Sono ghiaccio, fiori e fiumi, possono aiutare l’uomo o togliergli tutto se lui mette le sue radici nel posto sbagliato. Queste grandi donne hanno vari nomi legati ai luoghi che abitano: Tanna è il ghiaccio che copre con amore la roccia, e lì deve rimanere. Samblana sotto forma di neve guida le anime dei defunti. Aguana è uno spirito delle acque vivificante. Moltina, progenitrice nobile dei Fanes, protetta dalle marmotte. Kelina una donna-aquila che attende il suo sposo pastore. Dindia nelle cui mani sono gli elementi atmosferici ed il destino dell’uomo. Delba arriva sul lago con una barca magica, vive un’estate con Bolpin finché deve separarsi da lui altrimenti le acque la verranno a cercare portando distruzione. Delbolina vive di rugiada e ora la sua immagine si trova sulla Croda Delbolina. Somavida custodisce la vena del ferro nella montagna (montagne scure intorno ad Arabba, Padon, Livinallongo).Tsikuta perse la pietra blu: la rajeta. La Regina dei Fanes ha il grande compito di mantenere la pace con i vicini. Dolasilla principessa guerriera e invincibile finché resterà vergine ma che invece si innamorerà. Infine Sorejina che conclude le vicende del popolo dei Fanes, la loro storia e tradizione antica sulla quale il sole si spegne.

 

Oltre alla zona di Fanes Sennes Braies, anche La Croda Rossa le Coturine,e le Tofane sono luoghi presenti nelle leggende e molto conosciuti, come anche Arabba nell’odierno Veneto.

In alcuni racconti viene citata Aquileia, luogo con cui si fanno commerci, ma anche porta dalla quale arrivano popolazioni che si sostituiranno al regno di Fanes. L’armonia di uomini e natura si interrompe, la pace ed i commerci che donavano pane per vivere, sale da offrire alle divinità e ferro estratto dai monti per utensili quotidiani e armi si sostituisce alla guerra che porta alla fine di questo regno delle montagne .

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