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Il morto nel bunker

Keller editore 2018 trad. Luca Vitali

 

 

Martin Pollack (Bad Hall, 23 maggio 1944) è uno scrittore e giornalista austriaco, che vive attualmente tra Vienna e Stegersbach, nel Burgenland meridionale.

Ha studiato slavistica e storia dell'Europa orientale nelle Università di Vienna, Varsavia e in svariati atenei della Jugoslavia, operando parallelamente come traduttore e giornalista.

Dal 1987 Pollack collabora come redattore di Der Spiegel come corrispondente a Vienna e Varsavia e pubblicando saggi e traduzioni di testi letterari polacchi: sue le traduzioni in tedesco di Ryszard Kapuściński.

 

 

Il morto nel bunker è metà biografia metà saga familiare. Si parte da fine Ottocento seguendo gli spostamenti dei bisnonni tra Austria Baviera e Slovenia che al tempo erano parte della Corona Asburgica, per parlare delle due Guerre e le nuove idee che purtroppo si fanno strada in un’enclave linguistica, laddove le tradizioni devono essere preservate a discapito delle altrui, il denaro deve girare solo nei negozi tedescofoni e le scuole devono insegnare solo ad alunni di famiglie che parlano la stessa lingua. E infatti da lì al baratro è un attimo.

 

Figlio illegittimo di Gerhard Bast, un comandante austriaco degli Einsatzgruppen SS che conoscerà appena e di cui rifiuterà il cognome, cresce con il patrigno Hans Pollack, grafico e pittore.

 

Il testo pubblicato nel 2004 parla proprio della ricerca di notizie su un padre che non ha mai vissuto con lui, di cui sa pochissimo e di cui non condivide le idee sia politicheche sociali. Grande protagonista è la #Mitteleuropa. I paesi centro europei ed i luoghi che vengono descritti nel libro sono per Pollack un valore storico linguistico e sociale che si esprime in una parola: Sprachgrenzdeutschen, tedeschi di una zona ed una lingua di confine tra Austria Slovenia e Italia che con la fine della Prima Guerra Mondiale e dell’Impero Asburgico viene sbriciolata e spartita su tre confini che da quel momento avranno tre destini completamente diversi.

Pollack scrive in modo chiaro, a momenti sembra di leggere un saggio che ci riporta in territori lingue e tradizioni alla riscoperta di recenti avvenimenti storici dell'Europa centro-orientale, che non troviamo sui testi di storia. Il testo mi ha affascinata per alcuni argomenti di cui non avevo conoscenza e per la visione antropologica che l’autore è capace di dare.

Se vi piacciono le lingue, le tradizioni e la storia questo libro fa sicuramente per voi. Vi ho convinti?


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