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Iniziamo il 2022 con la Russia e tanta voglia di tornarci. 

Molto gradita la collaborazione per La Lepre Edizioni.

Ogni buon libro a saperlo interrogare può darci la risposta che ci serve (pg542)

 

Un romanzo di oltre 500 pagine che ci porta tra le strade e sui ponti di San Pietroburgo. Nelle case dei suoi abitanti e nei luoghi di svago, nei caffè ma anche negli angoli sporchi e malfamati della capitale letteraria della Russia. Percorriamo la città con Anja da casa alla scuola Ol’chin e successivamente a palazzo Alonkin; un tragitto che da semplice ragazza la rende una competente stenografa ed infine una donna forte pronta ad essere la moglie del Maestro Dostoevskij.

Frequentare l’ Istituto Ol’chin di stenografia era cosa lungimirante: la prima scuola di comunicazione moderna, un istituto all’avanguardia per la fine dell’Ottocento che formava stenografe da impiegare in ambito letterario ma anche giuridico e giornalistico.

Nel testo i personaggi principali sono Anja e Fëdor e intorno a loro vive la città dei signori e quella degli ultimi; delle carrozze e dei ristoranti e Cafè eleganti ma anche dei poveri disgraziati senza cibo né dimora.

L’autore si chiede se bastano ventisei giorni a trasformare un’adolescente in una moglie; io direi proprio di sì. Anja e Dostoevskij hanno creato un libro, un mondo, un legame che prima non esisteva ma adesso esiste solo grazie a loro e al loro lavoro alla stesura de Il Giocatore.

Essi colmano le loro solitudini scoprendo una affinità e sintonia attraverso il lavoro e la passione per la letteratura. Durante stesura del testo trovano una fiducia uno nell’altro che sembra impossibile, come la loro relazione che lentamente si rivela loro. Anja ammira il genio e il talento, Fëdor nutre la speranza di essere accettato da colei che gli fa vivere una vita nuova.

Tutti ormai pensano che tra i due ci sia qualcosa, ma non possono comprendere a cosa sia dovuta la loro attrazione: essa è scaturita dalle pagine di un libro che sta venendo alla luce; dalle parole dei protagonisti del libro che il Maestro le detta.

Anja non è una semplice ragazzetta, sarà infatti l’unica capace di tirare fuori Dostoevskij dai guai e solo grazie a lei lo scrittore si libererà dal contratto capestro con l’editore Stellovskij e potrà conservare i diritti sul libro.

Difficile accettare quello che si va costruendo tra i due; la relazione risulta irrazionale e scandalosa a causa della grande differenza di età.

D. infatti, segnato dalle delusioni e dalle tragedie della vita e sottoposto a frequenti attacchi epilettici, è quanto di più lontano ci possa essere dalla giovinezza e freschezza della ragazza.

Se lei ha potuto vivere una vita nella letteratura, la fortuna dello scrittore è stata quella di avere Anja non solo come stenografa ma anche come compagna e guida.

Il linguaggio è semplice, colloquiale, con un equilibrio tra parti dialogiche e parti descrittive.

Nei dialoghi nasce e vive la storia di A. e F., nelle descrizioni vive un freddo ottobre pietroburghese con gli odori della strada, con i sapori dei samovar che scaldano l’acqua per il tè al tiglio - il preferito di Anja - con quelli degli arrosti, del boršč e dei pirožki nelle cucine.

La luce delle albe e dei tramonti infuocati sulla Neva, l’acqua ed il ghiaccio che fanno presagire l’inverno russo mi hanno riportata in quelle strade piene di storia e di letteratura, dove passavano Dostoevskij, Gogol’ e successivamente la Achmatova.

Lo consiglio a chiunque ami la Russia e la sua letteratura perché durante la lettura ci si sente a Pietroburgo. Lo consiglio però anche a chi non ha mai letto niente sulla Russia perché se ne innamorerà.

Russia, Dostoevskij, La Lepre Edizioni, Giuseppe Manfridi, Pietroburgo, animarussa

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