Una riflessione sulla montagna, la solitudine e la ricerca di sé.
C’è un momento nella vita in cui sentiamo il bisogno di tornare all’essenziale: di spogliarci del superfluo, di ritrovare un respiro più lento, una felicità più semplice.
Paolo Cognetti, autore amatissimo dai lettori di ogni età, ci accompagna ancora una volta tra le montagne — terre dure e generose — per raccontarci questa ricerca silenziosa, in bilico tra il bisogno di appartenenza e il desiderio di libertà.
L'autore
Paolo Cognetti, nato a Milano nel 1978, è una delle voci più limpide della narrativa italiana contemporanea. Dopo aver lasciato gli studi di matematica per dedicarsi al cinema documentaristico, ha trovato nella scrittura la sua forma espressiva più autentica.
Con Le otto montagne (2016), romanzo che gli è valso il Premio Strega, ha conquistato lettori di tutto il mondo, portando al centro della scena letteraria l'amore per la natura, l'amicizia, e la solitudine come spazio fertile di crescita.
Oggi Cognetti divide la sua vita tra Milano e una baita ai piedi delle Alpi valdostane, in un legame quotidiano e concreto con le montagne che animano le sue storie.
Il romanzo
In La felicità del lupo (Einaudi, 2021), Cognetti ci conduce a Fontana Fredda, un piccolo paese immaginario ai piedi del Monte Rosa. Qui il protagonista, Fausto, cerca di lasciarsi alle spalle una vita cittadina ormai insostenibile, alla ricerca di una felicità più vera, più nuda.
La felicità che Fausto insegue è simile a quella dei lupi: un territorio dove camminare senza paura, una compagna fedele, e il necessario per vivere dignitosamente.
Come scrive Cognetti:
«La montagna non è di chi la possiede, ma di chi la sa ascoltare.»
A Fontana Fredda si incrociano destini diversi: chi è nato tra quei monti e li abita da sempre, e chi vi arriva in fuga, sperando di trovare sé stesso. Non tutti però sono fatti per restare: la montagna, come la felicità, non è per tutti.
Attraverso una prosa semplice e ricca di dialoghi, Cognetti ci restituisce i ritmi lenti della vita in quota, l’incontro e scontro tra uomo e natura, l'insofferenza e l'accettazione, la ricerca e il ritorno.
Un confronto tra le opere
Rispetto a Le otto montagne, che raccontava l'amicizia e il passaggio dall'infanzia all'età adulta sullo sfondo di un paesaggio maestoso e iniziatico, La felicità del lupo è un romanzo più intimo e disincantato.
Se allora il cammino era esplorazione, crescita, e scoperta, qui la montagna è rifugio, bilancio di scelte, e misura dei propri limiti.
In Le otto montagne Cognetti scriveva:
«Chi prende una strada in montagna non sa mai dove lo porterà. Ma chi resta fermo non arriva da nessuna parte.»
Lì il cammino era avventura e scoperta, il salire metafora della crescita. In La felicità del lupo, invece, la montagna diventa rifugio e frontiera, un luogo dove abitare più che attraversare, e dove misurarsi con la possibilità di rimanere.
Nelle pagine di La felicità del lupo, troviamo un'eco più adulta e malinconica:
«Forse anche gli uomini sono come i lupi: non possono essere felici ovunque, ma solo nel loro territorio, nel posto che sentono davvero loro.»
Così, tra creste innevate, boschi fitti e paesi che si svuotano fuori della stagionalità turistica, Cognetti intreccia storie di solitudini e incontri, in una narrazione che respira insieme alla montagna.
In entrambi i romanzi, però, la natura è protagonista silenziosa: non uno sfondo, ma una presenza viva che plasma le vite.
Cognetti sembra dirci che non si possiede mai davvero la montagna, proprio come non si possiede mai del tutto la felicità.
Così, tra le rocce, i ghiacciai e i boschi, Cognetti intreccia storie di radici e di fughe, di permanenze e di abbandoni, offrendo al lettore due diversi ritratti della vita in montagna: uno più impetuoso e giovane (Le otto montagne), l’altro più meditativo e disilluso (La felicità del lupo).
La felicità del lupo è un libro per chi sente il bisogno di tornare a qualcosa di essenziale, per chi conosce il valore del silenzio e della fatica, per chi sa che la montagna non è soltanto un luogo, ma uno stato dell'anima.
Leggerlo è come camminare su un sentiero solitario: passo dopo passo, senza fretta, riscoprendo il battito profondo della vita che si cela sotto la neve, dentro di noi.
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